Scritto da: Olga Lupei
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Rischi climatici e ambientali: aspettative di vigilanza della Banca d’Italia

Le tematiche ESG (Environment, Social, Governance) stanno assumendo sempre più una priorità nel panorama finanziario globale in cui gli intermediari finanziari con modelli di business sostenibili possono agevolare l’evoluzione economica e della società in generale verso standard virtuosi di inclusione sociale, tutela dell’ambiente e resilienza a shock esterni e interni.

Vi è ormai diffuso consenso sul ruolo della finanza e degli operatori finanziari nel processo di transizione climatica che richiede anche dalla Banca d’Italia interventi di politica economica, normativa e fiscale, volte a indirizzare le ingenti risorse finanziarie che saranno necessarie per modificare radicalmente il modo in cui l’energia viene prodotta, trasportata e utilizzata. Diventano quindi fondamentale il pieno coinvolgimento del sistema finanziario e le regole, i controlli di vigilanza volti ad assicurare che gli intermediari gestiscano i rischi climatici nel rispetto dei principi di sana e prudente gestione.

In questo approfondimento vedremo:

 

Aspettative Banca d'Italia

La Banca d'Italia, in linea con analoghe iniziative della BCE e di altre autorità di vigilanza nazionali, ha elaborato un primo insieme di aspettative di vigilanza sull'integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle strategie aziendalinei sistemi di governocontrollo e gestione dei rischi e nella informativa al mercato degli intermediari vigilati.

Un modello di crescita sostenibile si basa sulla piena integrazione dei fattori ambientali, sociali e di governance (Environment, Social e Governance - ESG). Questa innovazione del paradigma della crescita economica tradizionale può favorire un progresso di lungo termine, resiliente agli shock esterni, ed è dunque essenziale per poter gestire le trasformazioni che la società e il sistema economico si troveranno a fronteggiare nei prossimi anni: gli effetti del cambiamento climatico e delle politiche di decarbonizzazione; il degrado degli ecosistemi e la perdita di biodiversità; la precarietà e la carenza di sicurezza sul mercato del lavoro; i rischi legati a una bassa inclusione sociale e a una crescita delle disuguaglianze. 

Nonostante la definizione e l’attuazione di politiche atte a contrastare gli effetti del cambiamento climatico siano principalmente compito delle autorità governative, rimane centrale il ruolo del sistema finanziario: l’entità degli investimenti necessari per favorire la transizione richiede infatti l’apporto di risorse private, rendendo imprescindibile il ruolo dell’industria bancaria e finanziaria quale canale di indirizzamento dei flussi finanziari.

La trasformazione in atto presenta dunque nuove opportunità, così come nuovi rischi, per il settore finanziario. È importante che gli operatori sviluppino adeguate regole per identificare, misurare, monitorare e mitigare tali rischi, continuando a garantire il necessario accesso al credito e assistendo le aziende impegnate nel lungo e complesso processo di transizione con nuova finanza e adeguati servizi di consulenza. Altrettanto importante è la capacità di comunicare adeguatamente l’integrazione dei rischi climatici e ambientali nel proprio modello strategico e operativo, evitando pratiche scorrette (ad es. il greenwashing) che, al contrario, scoraggerebbero lo sviluppo della finanza sostenibile e minerebbero la reputazione degli stessi operatori.

Poiché le aspettative formulate dalla Banca d’Italia mirano a fornire indicazioni di carattere generale e non vincolanti, la loro declinazione a livello operativo è affidata al singolo intermediario. Diventa quindi prioritario che ogni intermediario svolga in via autonoma approfondimenti e valutazioni per accertare la rilevanza delle tematiche in oggetto sulla base del proprio modello di business. Spetta alle singole aziende applicare le soluzioni maggiormente coerenti con l’effettivo grado e intensità di esposizione ai rischi, in funzione della tipologia, dimensione e complessità delle attività svolte e del sistema aziendale.

In relazione alle specifiche situazioni delle banche e degli intermediari finanziari non bancari vigilati, e in continuità con l’azione di supervisione, la Banca d’Italia avvierà, nel corso dell’ordinaria interlocuzione con i singoli intermediari, un primo confronto – già nel 2022– sul grado di rispondenza alle aspettative e sui piani di adeguamento. Tale valutazione sarà inclusa nei percorsi di analisi di vigilanza, con l’obiettivo di assicurare il progressivo allineamento delle prassi aziendali alle aspettative

Sistema di gestione dei rischi: Aspettativa sul Rischio di Credito

Nell’ambito del sistema di gestione dei rischi, è importante sottolineare come la materializzazione dei rischi climatici e ambientali abbia un impatto sui rischi prudenziali tradizionali (ad es. rischio di credito, mercato, operativo e di liquidità)[1].

La gestione dei rischi climatici implica alcuni elementi di complessità, derivanti, da un lato, da un elevato grado di incertezza sull’entità degli effetti dei cambiamenti climatici e, dall’altro lato, dalla necessità di adottare orizzonti temporali di valutazione più lunghi.

Per il rischio di credito l’Aspettativa 8 formulata dalla Banca d’Italia concerne la concessione di nuovi finanziamenti:

“Gli intermediari integrano i rischi climatici e ambientali in tutte le fasi del processo del credito, adeguando le relative politiche e procedure in linea con le GL EBA in materia di concessione e monitoraggio dei prestiti (EBA/GL/2020/06)”.

rischi climatici e ambientali e i relativi impatti sul rischio di credito devono essere considerati, in particolare, nella concessione di nuovi finanziamenti, nel monitoraggio del livello di concentrazione settoriale e geografico del portafoglio creditizio e nella valutazione delle garanzie che assistono i finanziamenti.

Nel concedere credito quindi gli intermediari finanziari saranno tenuti a formalizzare criteri operativi, di natura quali-quantitativa, in base ai quali distinguere settori di attività economica e singoli prenditori sulla base della loro esposizione ai rischi climatici e ambientali.

[1] Ogni intermediario individua i rischi prudenziali da considerare in base alla propria operatività e al regime prudenziale a cui è soggetto.

 

FONTI

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